MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA
Buon Natale e Felice Anno Nuovo,
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-02-04È ufficiale: niente voto per il sindaco a marzo, insieme con le Regionali. A Bologna, il commissario arriva il 18 febbraio. Quanto si fermerà, ancora non si sa: stando ai termini di legge, le nuove elezioni si possono tenere non prima del 2011. Ma in parlamento si potrebbe modificare la norma e consentire una finestra elettorale anticipata: in primavera o in autunno. |
ST
DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo 40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero:
Caro Presidente Bersani ci risiamo con una iniziativa che, sebbene sembri lodevole, poi porta ad un risultato del tutto assurdo.
Bisogna riscoprire assolutamente la Politica, non quella delle Parole, ma quella dei Fatti.
E' vero, il Sindaco di Bologna aveva sbagliato!
Allora se ne doveva prende atto, il Sindaco doveva fare il mea culpa, ma aveva anche il dovere di portare strategiacamente in porto sicuro la nave, essendo certi che il comandante ormai era sotto stretta sorveglianza.
La Politica non può più essere sola qualcosa a disposizione del personaggio di turno, l'esponente politico deve essere a disposizione della collettività.
Questo significa far politica in modo serio per i cittadini.
La sinistra, difronte alle dimissioni del Sindaco, doveva rigettarle in attesa di concordare con l'opposizione una strategia per arrivare in Porto.
Invece no, ed a questo punto il Governo ci sguazza dentro, contro la città.
Allo stesso modo è successo per Marrazzo, e prima per il Sindaco di Roma.
Alla gente non bastano le buoni intenzioni, se poi il risultato è catastrofico contro i propri interessi, per i quali aveva votato i propri rappresentanti.
Ora basta, si cambi rotta, e ci si rivolga di più al Popolo per aver appoggio reale e far riscoprire un rapporto di fiducia.
Lo siè fatto in Puglia per Vendola, dove pur non avendo vinto la linea del PD, ha prevalso la volontà del Popolo di Centro-Sinistra.
Sei ancora in tempo a cambiare strategia per il Lazio:
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2010-02-04
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2010-02-04 È ufficiale: niente elezioni a marzo Ora si punta all'ipotesi primavera Maroni: Delbono ha lasciato troppo tardi Il commissario arriva il 18 febbraio NOTIZIE CORRELATE E il Pd marcia sulla Prefettura È ufficiale: niente voto per il sindaco a marzo, insieme con le Regionali. A Bologna, il commissario arriva il 18 febbraio. Quanto si fermerà, ancora non si sa: stando ai termini di legge, le nuove elezioni si possono tenere non prima del 2011. Ma in parlamento si potrebbe modificare la norma e consentire una finestra elettorale anticipata: in primavera o in autunno. E mentre Pd e Pdl sono impegnati in un fuoco di accuse incrociate, i parlamentari Democratici stanno lavorando a un emendamento al decreto sugli enti locali che consenta di andare alle urne tra il 15 aprile e il 15 giugno. Emendamento che starebbe trovando apprezzamento anche nel centrodestra. L'ANNUNCIO - L'annuncio del no all'election day è arrivato questa mattina al termine della riunione del Consiglio dei ministri: "Bologna non andrà al voto il 28 e 29 di marzo perchè le dimissioni del sindaco sono avvenute oltre il termine utile", ha detto Maroni. IL MOTIVO - "L'intervento del governo con un decreto legge non è possibile - ha spiegato il ministro - per ragioni tecniche e giuridiche. Questa decisione è suffragata da un parere importante dell'Avvocatura di stato sulla base anche di precedenti giurisprudenziali della Cassazione che ritiene che non si possa con un decreto legge intervenire dopo la presentazione delle dimissioni per ridurre i termini. Si è fatto in passato prima, ma non si può fare dopo". LE DATE - A questo punto, quando si potrà votare? "Il parlamento è sovrano - risponde Maroni - e può, se lo riterrà, approvare una modifica all’attuale normativa degli enti locali per far andare Bologna al voto in primavera o in autunno: in assenza di questo intervento legislatito, le elezioni a Bologna si faranno nel termine ordinario del 2011". O si modifica la legge, quindi, oppure si slitta fino al 2011. Torna ad affacciarsi lo spettro di un anno e mezzo di commissariamento, paventato all'indomani dell'annuncio delle dimissioni di Delbono. COMMISSARIO - Il commissario arriverà dopo il periodo previsto per legge per rendere definitive le dimissioni del sindaco. E' lo stesso Maroni a spiegare: "Alla scadenza del termine previsto per la conferma delle dimissioni del sindaco di Bologna, cioè il 18 febbraio, nominerò il commissario che gestirà il Comune fino alle elezioni amministrative". PROSPETTIVE - Si muove intanto il fronte dei parlamentari per verificare la possibilità di elezioni in primavera-estate. Secondo il senatore Pd Walter Vitali i termini di manovra ci sono: "Nelle parole del ministro Maroni c’è una importante apertura al voto in primavera. Egli ha fatto riferimento alla sovranità del parlamento, e alla Camera è in corso di conversione un decreto-legge sugli enti locali. L’apertura del ministro si deve ora tradurre in un parere positivo del governo ad un emendamento, che mi auguro sia presentato unitariamente dai deputati bolognesi, per consentire ai Comuni nelle condizioni di Bologna di andare al voto entro il 15 giugno". EMENDAMENTO VASSALLO - Punta a questa ipotesi il gruppo di parlamentari Pd, capeggiati da Salvatore Vassallo, che sta lavorando a un emendamento al decreto del governo sugli enti locali. La cosa starebbe trovando apprezzamenti anche dal centrodestra. Vassallo sta definendo il testo dell’articolo da inserire nel decreto e, salvo qualche piccola modifica o aggiustamento tecnico, prevederà la possibilità per il governo di aprire una finestra elettorale fra il 15 aprile ed il 15 giugno. Il decreto andrà in aula a fine febbraio: venerdì 19 dovrebbe essere la giornata dedicata alla presentazione degli emendamenti. In caso di approvazione (e a questo punto le possibilità sembrano buone) la Camera dovrebbe approvare il decreto fra il 22 e il 25 febbraio. A quel punto passerà, con una corsia preferenziale, al Senato dove dovrà essere approvato entro il 27 marzo (visto che è stato pubblicato il 26 gennaio). Ma visto che nella settimana prima delle elezioni le Camere saranno chiuse, il sì al decreto dovrebbe arrivare entro il 19 marzo. Se il decreto non troverà ostacoli nella strada per la sua approvazione, l’emendamento Vassallo (sul quale il deputato chiederà il sostegno di tutti i parlamentari bolognesi) consentirà a Bologna di votare fra il 15 aprile e il 15 giugno. 03 febbraio 2010(ultima modifica: 04 febbraio 2010)
Bersani: scaricabarile del governo E il Pd marcia sulla Prefettura Il Pdl: è colpa dei Democratici Partito il balletto delle accuse incrociate La sede della Prefettura, in piazza Roosvelt La sede della Prefettura, in piazza Roosvelt Il no all'election day bolognese è uno "scaricabarile" del governo che fa "vergogna". Questo l'attacco del segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani. Ma al di là dello stop del Consiglio dei ministri, secondo il leader Democratico "ci sono tutte le condizioni per votare presto". E aggiunge: "Il Pd in queste ore assumerà un'iniziativa per una norma che fissi la data". PROTESTA- All'ira di Bersani si unisce quella del segretario bolognese del partito, Andrea De Maria, che parla di "fatto gravissimo": "L'atteggiamento pilatesco del governo, che prospetta addirittura un voto nel 2011, è davvero irresponsabile". "Il ministro Maroni - continua De Maria - ha messo davanti a Bologna gli interessi di parte". Quindi, per protestare e per chiedere elezioni al più presto, i Democratici (con Idv, Pdci-Prc, Psi e Sel) organizzano una manifestazione domani alle 18 davanti alla Prefettura, in piazza Roosevelt. PDL - Natualmente, parte il balletto delle accuse incrociate. Per il Pdl il primo a ribattere è il coordinatore regionale Filippo Berselli, che scarica la colpa sul Pd: "Maroni aveva detto che un provvedimento d'urgenza avrebbe presupposto un accordo unanime. Questa richiesta unanime, al di là di quello che dicono gli esponenti del Pd, non è mai pervenuta al ministero dell'Interno. Mai". 04 febbraio 2010
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it2010-02-04 La decisione del governo. Le dimissioni di Delbono sono arrivate troppo tardi E senza un intervento legislativo elezioni nel 2011 e commissariamento Maroni: "A Bologna non si vota Tempi insufficienti per il 28 marzo" Bersani: "E' una vergogna vedere lo scaricabarile di un governo che non sa decidere" Maroni: "A Bologna non si vota Tempi insufficienti per il 28 marzo" Il segretario del Pd Bersani ROMA - Bologna non potrà andare al voto amministrativo il 28 e 29 marzo per sostituire il sindaco dimissionario Flavio Delbono. Lo ha annunciato questa mattina il ministro degli Interni, Roberto Maroni dopo la riunione del Consiglio dei ministri. Maroni ha spiegato che, con le dimissioni arrivate il 28 gennaio, non ci sono i tempi necessari. Anzi, sarà necessario un provvedimento legislativo per poter votare in primavera avanzata o in autunno ed evitare che si debba arrivare fino al 2011. "In assenza di un intervento delle Camere - ha aggiunto - nominerò un commissario che guiderà il Comune". Maroni ha spiegato di aver portato al consiglio dei ministri "una relazione che ha analizzato la questione dal punto di vista tecnico" per far tornare Bologna al voto al più presto. Questa la conclusione: "Non ci sono i tempi per consentire l'emanazione di un decreto legge per accorpare le elezioni a quelle del 28 marzo". La principale causa, spiega il titolare del Viminale, è il ritardo delle dimissioni di Delbono. Inoltre, aggiunge, "un intervento del governo con un decreto legge non è possibile. La decisione - sottolinea- è suffragata dall'Avvocatura dello Stato e da alcuni pareri precedenti che dicono che non si può intervenire con un decreto per ridurre i tempi dopo le dimissioni". Poi la frase che Bologna non avrebbe voluto sentire: "In assenza di un intervento legislativo delle Camere si andrà alle urne nel 2011 e il Comune sarà commissariato fino a quella data". Il commissario, ha fatto sapere Maroni, sarà nominato il 18 febbraio. "E' una vergogna", commenta il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Non è accettabile, ha detto, "vedere lo scaricabarile di un governo che non sa decidere, a fronte di un sindaco e di un comune che con una rapidità senza precedenti hanno messo la città in condizioni di votare subito". "Ora il governo - ha chiesto poi Bersani - decida per una data assolutamente ravvicinata" e ha annunciato che "ci sarà una iniziativa del Pd che presenterà per questo una norma alle Camere". (04 febbraio 2010)
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2010-02-04 Bologna, il governo fa saltare il voto a marzo. Bersani: una vergogna No all'election day per il Comune di Bologna: non si votera' il 28 e 29 marzo in concomitanza con le Regionali. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha riferito che "le elezioni a Bologna si terranno nel 2011 a meno di un intervento legislativo del Parlamento. In assenza di un intervento delle Camere - ha aggiunto - nominerò un commissario che guidera' il Comune". "Il parlamento è sovrano e può, se lo riterrà, approvare una modifica all'attuale normativa degli enti locali per far andare Bologna al voto in primavera o in autunno", dice Maroni, che spiega di aver portato al consiglio dei ministri "una relazione che ha analizzato la questione dal punto di vista tecnico". Questa la conclusione: "Non ci sono i tempi per consentire l'emanazione di un deceto legge per accorpare le elezioni a quelle del 28 marzo". La principale causa, spiega il titolare del Viminale, è il ritardo delle dimissioni del sindaco Delbono. Inoltre, aggiunge Maroni, "un intervento del governo con un decreto legge non è possibile. La decisione- sottolinea- è suffragata dall'avvocatura dello stato, da alcuni pareri precedenti che dicono che non si può intervenire con un decreto per ridurre i tempi dopo le dimissioni" del sindaco. Maron ha annunciato che il 18 febbraio nominerà il commissario che dovrà gestire Bologna fino alle nuove elezioni. Durissima reazione del leader Pd Bersani: "E' una vergogna. Il Governo non sa decidere, a fronte invece di un sindaco e di un consiglio comunale che, caso senza precedenti, hanno creato le condizioni per andare alle elezioni nel più breve tempo possibile". Per questo "il Governo non può fare lo scaricabarile, decida una data per votare a breve. Ci sarà anche una iniziativa del Pd su questo". E il centrosinistra bolognese domani scende in piazza per chiedere il voto subito. Alle 18 ci sarà un presidio davanti alla prefettura di Bologna "per protestare contro la decisione del consiglio dei ministri di non consentire le elezioni a marzo e per chiedere di andare al più presto al voto". Ad invitare i cittadini a manifestare sono Pd, Idv, Pdci-Prc, partito socialista e Sinistra, ecologia e libertà. "Le questioni tecniche erano, per quanto ne sappiamo noi, assolutamente sormontabili. La verità è che il Governo ha voluto, per ragioni politiche, costringere Bologna ad un lungo commissariamento, contro il bene per la città". Così il vicesindaco di Bologna Claudio Merighi commenta la decisione del Governo di non concedere l'election day a marzo. Merighi, al quale il giorno in cui si è dimesso Flavio Delbono toccò andare 'in missione' di prima mattina in Prefettura per comunicare l'addio del sindaco e farlo avere in tempo anche al Governo che dopo un'ora si sarebbe riunito, ricorda che "la settimana scorsa Maroni aveva detto che prima servivano le dimissioni del sindaco e poi ci sarebbe stato il decreto. Le dimissioni ci sono state ma oggi scopriamo, invece, che quello che aveva detto Maroni non era vero. È evidente che hanno prevalso logiche politiche". "Poichè ci sono già state due affermazioni di Maroni confutate, ora la mia preoccupazione è che non ce ne sia anche una terza" prosegue il vicesindaco riferendosi alla proposta del senatore del Pd Walter Vitali di promuovere un'azione alla Camera affinchè, tramite un emendamento al decreto sugli enti locali, si posso mandare Bologna al voto almeno entro 15 giugno. "Non vorrei - precisa Merighi - che venga confutata anche l'affermazione che 'il Parlamento è sovranò e che fermassero un'azione legislativa per sbloccare il voto". Se così fosse, conclude Merighi, "vorrebbe dire mettere una pietra tombale" sull'intera vicenda. In città si è diffusa anche la voce di un ipotetico ritiro delle dimissioni da parte di Delbono. "Questa cosa non mi risulta", dice Merighi. Tecnicamente, infatti, in assenza di un decreto legge per il voto anticipato (che riduce da 20 giorni a 48 ore lo spazio per il ripensamento sulle dimissioni), Delbono ha tempo fino al 17 febbraio per decidere, eventualmente, di tornare al suo posto. Ma che senso avrebbe? "Ha senso andare a votare - replica Merighi - e farlo il prima possibile per dare alla città una guida solida". Su questo punto, conclude il vicesindaco riferendosi alle scelte del Governo "ogni ritardo è irresponsabile, mentre noi abbiamo fatto i salti mortali" per rendere possibile il voto a marzo. ll Pd sta già lavorando alla Camera ad un emendamento al decreto 2/2010 del Governo 'Interventi urgenti concernenti gli Enti locali e le Regioni' che potrebbe essere la strada percorribile per portare il Comune di Bologna a votare prima dell'estate. L'ipotesi, alla quale sta lavorando soprattutto Salvatore Vassallo, componente della Commissione affari costituzionali di Montecitorio, è quella appunto di inserire un emendamento nel decreto (che dovrà essere convertito in legge entro la fine di marzo) che consenta al Governo di fissare una data fra il 15 aprile e il 15 giugno per consentire ai Comuni che si trovano nella situazione di Bologna di non affidarsi al governo del commissario per oltre un anno. "L'esame del decreto - ha spiegato Vassallo - comincia la prossima settimana e dovrebbe andare in aula in tempi utili per consentire il voto in primavera, visto che i decreti devono essere convertiti in legge entro sessanta giorni. Ho già parlato di questa possibilità ai colleghi di commissione del centrodestra e a breve presenteremo un emendamento sul quale spero ci possa essere condivisione. La vera questione, a questo punto, è valutare se la maggioranza e il governo siano o meno disponibili a far andare Bologna al voto entro l'estate". Si tratta di un treno abbastanza veloce che passa per la commissione e che potrebbe consentire al Parlamento di varare un provvedimento in tempi ragionevoli. La strada di una legge ordinaria sarebbe decisamente più lunga e potrebbe non garantire tempi da tali da consentire a Bologna di tornare alle urne per scegliersi un sindaco prima dell'estate. "Nelle parole del Ministro Maroni c'è una importante apertura al voto in primavera", dice il senatore Pd ed ex sindaco Walter Vitali. "Egli ha fatto riferimento alla sovranità del Parlamento, e alla Camera è in corso di conversione un decreto-legge sugli enti locali. L'apertura del Ministro si deve ora tradurre in un parere positivo del Governo ad un emendamento, che mi auguro sia presentato unitariamente dai deputati bolognesi, per consentire ai Comuni nelle condizioni di Bologna di andare al voto entro il 15 giugno". Da Calderoli arriva una timida apertura sul voto a primvera 2010: "Se vi fosse una proposta bipartisan da parte del Parlamento che consentisse una nuova finestra elettorale nel 2010 per Bologna e gli altri comuni interessati, il Governo non si opporrebbe. Le elezioni normalmente si svolgono nel periodo che va dal 15 aprile al 15 giugno, ma la data in ogni caso la dovrebbe stabilire il ministro dell'Interno". "La proposta - chiarisce l'esponente leghista - deve però partire dal Parlamento". In tal caso la soluzione potrebbe essere un emendamento veicolabile già nel decreto sugli enti locali all'esame della Camera. Nel Pd la decisione di Maroni ha suscitato delusione e rabbia. "La cosa è surreale, sono amareggiato: si gioca sulla pelle dei bolognesi", attacca il segretario regionale dei democratici Stefano Bonaccini. Nonostante il centrosinistra a bologna fosse alle prese con "un problema serio, il Pd ha dimostrato con i fatti che voleva andare a votare subito, perchè Bologna merita di avere al più presto un governo eletto democraticamente dai cittadini". "Si voti almeno entro l'estate", è l'asupicio di Bonaccini. Che rivendica: "Il Pd poteva apparire meno interessato alle elezioni anticipate, dopo quello che è successo. e invece abbiamo dimostrato che a noi sta a cuore il bene della città", mentre il centrodestra "sperava nell'arrivo del commissario" a Bologna. La decisione del consiglio dei ministri di non far votare per il Comune di Bologna a marzo è un "fatto gravissimo: l'atteggiamento pilatesco del governo, che prospetta addirittura un voto nel 2011, è davvero irresponsabile". attacca il segretaio del Pd di Bologna Andrea De Maria. "Il ministro Maroni - ha detto De Maria - dopo tante parole, che assicuravano il voto a marzo in caso di dimissioni del sindaco subito dopo l'approvazione del bilancio, cosa puntualmente avvenuta, ha messo davanti a Bologna gli interessi di parte. Questa maggioranza non ha voluto ascoltare una sacrosanta richiesta che era venuta dall'intera città e in particolare dalle categorie economiche, giustamente preoccupate per la prospettiva di un lungo commissariamento in un momento di crisi così difficile, come quello che stiamo vivendo". La scelta del governo rappresenta, inoltre, secondo De Maria "anche uno schiaffo a tutti i gruppi consiliari del Consiglio comunale di Bologna, che avevano chiesto all'unanimità di votare subito. Il Pd invita ora tutta la città a mobilitarsi perchè chi governa il nostro Paese si assuma le proprie responsabilità verso Bologna e tutti i suoi cittadini, come non ha fatto questa mattina il Consiglio dei Ministri". La destra, intanto continua a prendersela col Pd: se l'election day di fine marzo è saltato è perchè, "al di là di quel che dicono gli esponenti del Pd locale e di quel che affermò Bersani quando venne a Bologna, la richiesta unanime perchè si votasse subito non è mai pervenuta al ministro dell'interno", dice il senatore e c oordinatore regionale del Pdl Filippo Berselli. Ipotesi nettamente respinta dall'Idv: "La decisione del governo di non concedere l'election day a Bologna è scandalosa mentre Maroni dovrebbe vergognarsi invece di accampare scuse che non stanno ne in cielo ne in terra", attacca Silvana Mura. "Il primo commissariamento nella storia di bologna- aggiunge- è il regalo che il governo Berlusconi e la destra fanno ai bolognesi. Di fronte a tanta irresponsabilità l'Italia dei valori si impegna a promuovere in parlamento una legge che consenta di votare almeno nell'anno in corso". 04 febbraio 2010 |
il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2010-02-04 Sul caso Bologna Bersani attacca il Governo di Andrea Biondi commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 4 febbraio 2010 Pier Luigi Bersani "Dai nostri archivi" No Election day, Bologna verso il commissariamento Delbono si dimette, Bologna potrebbe votare a marzo ACCORPARE LE ELEZIONI / Bologna non resti a bagnomaria Il via al legittimo impedimento trova Bersani "schiacciato" tra Casini e Di Pietro Bologna, Maroni pronto al decreto per voto a marzo ma vuole il consenso di tutti "Una vergogna". È chiaro il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, nel lanciare la sua accusa al Governo per il no all'election day a Bologna, confermato ufficialmente dal ministro dell'Interno Roberto Maroni. Non è accettabile, ha aggiunto Bersani, "vedere lo scaricabarile di un Governo che non sa decidere, a fronte di un sindaco e di un comune che con una rapidità senza precedenti hanno messo la città in condizioni di votare subito". Se dunque il Consiglio dei ministri ha detto no all'ipotesi di elezioni comunali accorpate alle regionali del 28 e 29 marzo, Bersani chiede al Governo di decidere "per una data assolutamente ravvicinata" e annuncia che "ci sarà un'iniziativa del Pd che presenterà per questo una norma alle Camere". Come prevedibile si alza dunque il livello dello scontro sul voto nella città emiliana dopo le dimissioni del sindaco Flavio Delbono travolto dal "Cinzia-gate", l'inchiesta relativa ad alcuni viaggi istituzionali – da appurare se a spese dei contribuenti - compiuti dall'ex sindaco ai tempi in cui era vicepresidente della Regione e dalla sua ex segretaria e compagna Cinzia Cracchi. Maroni ha dunque ufficialmente chiuso le porte all'eventualità di elezioni, ipotesi non esclusa dallo stesso ministro prima delle dimissioni di Delbono. Il Cdm, ha spiegato Maroni, ha però ora stabilito che "non ci sono, ai sensi di legge, i tempi necessari perché le dimissioni del sindaco sono arrivate oltre il termine utile". Una decisione questa "suffragata da un parere importante dell'Avvocatura dello Stato sulla base anche di precedenti giurisprudenziali della Cassazione". Lo stesso titolare del Viminale ha precisato di aver sottoposto al Consiglio dei ministri "una relazione che ha analizzato la questione dal punto di vista tecnico". La conclusione è appunto la mancanza dei tempi per l'emanazione di un decreto. A questo punto l'attenzione si sposta sulla data utile per la chiamata alle urne. Su questo versante il ministro ha aggiunto che "il Parlamento naturalmente è sovrano e se lo riterrà potrà approvare una modifica legislativa all'attuale normativa in materia di enti locali per far andare Bologna e altri 4 comuni, che nel frattempo si sono sciolti, ad un eventuale turno supplettivo in primavera o in autunno". Senza questo intervento legislativo da parte del Parlamento "le elezioni si faranno nel turno ordinario e cioè nel 2011". Per Bologna quindi diventa realtà l'idea del commissario prefettizio che sarà nominato il 18 febbraio. |
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